Domenica 2 Dicembre, presso la Madrice di S.Caterina Villarmosa, i tanti presenti che hanno scelto di declassare gli abituali obblighi del mezzogiorno festivo, hanno avuto il privilegio di partecipare ad un momento unico, probabilmente storico, per il nostro paese: essere presenti alla performance del grande Giorgio Colangeli. Il famoso attore si è prodotto in una interpretazione del tutto personale, non legata agli stereotipi canonici della prosa tradizionale, delle intramontabili terzine di due importanti canti della Divina Commedia.

Lo spettacolo costituisce sicuramente un salto di qualità della proposta culturale nella nostra comunità che sopporta, purtroppo con dolore, notevoli carenze in questo settore.

Alla organizzazione dell’evento, per il quale si deve riconosce un particolare ringraziamento al giovane regista e attore caterinese Giancarlo Nicoletti, hanno lavorato, in sinergia, l’Associazione SiciliAntica – Sede di S.Caterina Villarmosa, la Parrocchia “Immacolata Concezione” – Chiesa Madre di S.Caterina Villarmosa e il Meetup 5 Stelle caterinese. SiciliAntica, in tutte le manifestazioni che ha organizzato in questo 2018, ha adottato un modus operandi impostato su costruttive collaborazioni con altre realtà associative presenti in paese, e fuori da esso, e si propone di seguire questo forte indirizzo costitutivo per tutte le sue future  attività progettuali e realizzative. La Cultura e l’Impegno uniscono… è vero; ma uniscono soprattutto nell’umiltà e nell’intelligenza. In questa ottica SiciliAntica sarà sempre disponibile, nel rispetto delle finalità indicate nel nostro Statuto Regionale, a collaborazioni con tutte le altre compagini, operanti nell’ambito culturale e sociale, disposte a lavorare fattivamente, in simbiosi e nel rispetto, per favorire un forte impulso culturale e la conoscenza e la promozione del nostro territorio. Con queste premesse è stato estremamente semplice operare con gli amici del Meetup 5 Stelle per la riuscita di questo evento. È superfluo ribadire anche la naturale convergenza di propositi e di finalità, nella ricerca di una etica, dignitosa e giusta elevazione culturale per la nostra comunità, con la Parrocchia, che ci ha dato, proprio riconoscendo queste valenze e la continuità con il Gruppo Culturale “…cose caterinesi”, anche la disponibilità della sede sociale: la bellissima “Sala degli Arcipreti” in Chiesa Madre.

Presentare e sintetizzare la vita artistica di questo importante attore è cosa alquanto difficile. Per farlo mi affido a quanto riporta un sito specializzato MYmovies che alla voce, riporta:

Giorgio Colangeli. Uomo di teatro prestato al cinema

Dopo essersi laureato in Fisica Nucleare comincia l’attività dell’attore nel 1974 interpretando spettacoli per le scuole, con la Compagnia del Teatro Didattico IL TORCHIO diretta da Aldo Giovannetti. Oltre a interpretare i ruoli principali delle numerose commedie di Giovannetti, che prevedono tutte la partecipazione del pubblico, si impose anche per la sua abilità di coinvolgere gli spettatori, anche adulti, nell’azione scenica. In trent’anni di carriera teatrale ha lavorato con grandi registi come Calenda ed ha affiancato attori memorabili come Vittorio Gassman. Al cinema esordisce con la parte del giudice Matteo Guarino nel film d’inchiesta Pasolini un delitto italiano (1995) di Marco Tullio Giordana, poi partecipa ad un cortometraggio di Stefano Arduino intitolato Camera oscura (1997) dov’è una guardia di due carcerati. Il primo ruolo importante, anche se minore rispetto a quelli che seguiranno, è ne La cena (1998) di Ettore Scola, dopodiché partecipa al visionario Il ronzio delle mosche dove si riflette sull’origine della pazzia attraverso le gestualità quotidiane. Il rapporto stretto con Scola si vede anche nella collaborazione rinnovata in Concorrenza sleale con Sergio Castellitto e Diego Abatantuono e nel corale Gente di Roma, ritratto emozionato delle vite degli abitanti nella capitale, dall’alba al tramonto. Nel 2004 lo vediamo anche nel cast del poliziesco Dentro la città e nella commedia Ogni volta che te ne vai, due film minori che riscuotono un certo riscontro dal pubblico e che sottolineano la sua particolare capacità istrionica di adattarsi di volta in volta a registri diversi, dal comico al drammatico, dal diabolico all’ingenuo.

La memorabile interpretazione in L’aria salata Agli impegni cinematografici e quelli teatrali, alterna la fiction televisiva: è in Una donna per amico 3, Le stagioni del cuore, La Omicidi, Questa è la mia terra [Don Matteo e Braccialetti Rossi].

Sotto la direzione semplice ed onesta del giovane regista Alessandro Angelini, autore de L’aria salata, vediamo Colangeli interpretare il padre di Fabio (Giorgio Pasotti) in un film drammatico che affronta il rapporto tra padre e figlio scegliendo una situazione estrema e disperata. Con questa immedesimazione superba, l’attore vince il David di Donatello e il premio per la miglior interpretazione maschile alla Festa del Cinema di Roma. Partecipa poi al surreale L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino e alla commedia Il giorno più bello di Massimo Cappelli dov’è un irresistibile prete marxista che scambia i sermoni per comizi contro il potere dei padroni, interpretazione che vale l’intera visione del film. Nel 2007 è nella commedia Cardiofitness, si trasforma nel boss Vincenzo Neri nella settima stagione della serie tv Distretto di polizia, poi è nel cast di Signorinaeffe di Wilma Labate e nell’esordio alla regia di Silvio Muccino, Parlami d’amore.

Fiction tv e cinema d’autore

Ancora in tv lo vediamo con Pierfrancesco Favino e Isabella Ferrari in Liberi di giocare tratto dalla storia vera della formazione di una squadra di calcio all’interno di un carcere e nel biografico Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu dov’è Alfio Cerioni, lo storico fondatore del Folkstudio che ebbe il merito di scoprire De Gregori e altri cantautori di talento. Al cinema invece è un poliziotto nel film di Sergio Rubini, Colpo d’occhio, è nel cast de I galantuomini di Edoardo Winspeare ed è il politico Salvo Lima ne Il Divo di Paolo Sorrentino, dove si riflette su Giulio Andreotti, uno degli uomini più contradditori del nostro tempo. Di nuovo in tv nelle serie de I liceali , I liceali 2 ed è il giornalista Michele Giuttari, che ricostruisce la storia dei “Compagni di merende”, ne Il mostro di Firenze (2009). Torna al cinema nella commedia con Claudio Bisio Si può fare (2008) . L’anno successivo appare in molte pellicole: nella piccola Gomorra tarantina di Marpiccolo, nel thriller La doppia ora, la dramedy Ce n’è per tutti e al fianco di Sergio Castellitto in Alza la testa. È nel cast di La nostra vita diretto da Daniele Luchetti, in quello di La banda dei babbi Natale (2010) di Paolo Genovese e in quello de La donna della mia vita che può contare tra i tanti volti noti quello di Stefania Sandrelli. Il 2011 lo vede presente nel cast del film di Giuseppe Gagliardi Tatanka e in quello di Saverio Di Biagio Qualche nuvola, mentre nel 2012 è nel cast di Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana e di 100 metri dal Paradiso di Raffaele Verzillo. Negli anni seguenti si dedica ancora alle commedie, comparendo nei cast di Stai lontana da me, Una piccola impresa meridionale, e nel 2014, Sogni di gloria del collettivo John Snellinberg. Nel mezzo ci sono le partecipazioni in Pulce non c’è e Se chiudo gli occhi non sono più qui. Negli ultimi anni partecipa a diversi film d’autore, come L’attesa di Piero Messina, Storie sospese di Stefano Chiantini e Cloro di Lamberto Sanfelice. Nel 2016 è nel cast del film di Alessandro Valori Come saltano i pesci.

Il Maestro Colangeli che, come protagonista, è impegnato proprio in questi giorni in una tournée in Sicilia con un’opera di Samuel Beckett “Finale di partita” con il bravo Giancarlo Nicoletti, ha voluto onorare la Sua presenza a S.Caterina donandoci questo momento rilevantissimo, nella nostra meravigliosa Chiesa Madre.

Abbiamo colto un’occasione importante. Un’opportunità di rilevante spessore culturale. Un momento per onorare la stessa lingua italiana e uno dei suoi padri: Dante Alighieri di cui, nel prossimo 2021, ricorreranno i 700 anni dalla morte. Nella formula insolita di un breve spettacolo proposto alla fine della S.Messa domenicale di mezzodì (di fatto, lo spettacolo, per ovvi motivi logistici, è iniziato addirittura pochi minuti prima delle 13:00), il bravissimo Giorgio Colangeli (è notorio che è uno dei pochi attori a conoscere, a memoria, l’intera Commedia dantesca e l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto), ci ha incantato declamando due tra i canti più belli della Divina Commedia: il XXVI Canto dell’Inferno e il XXXIII Canto del Paradiso.

Il Maestro Colangeli, che è stato accolto in Chiesa dagli amici di SiciliAntica e del Meetup, era accompagnato da altre due giovani promesse del teatro, di cui certamente sentiremo presto parlare: Olivia Cordsen e Matteo Quinzi.

P.Antonino La Paglia, arciprete della parrocchia e socio di SiciliAntica, ha accolto l’illustre ospite, rappresentando il rammarico legato alla ormai scarsa attenzione riservata nelle scuole allo studio di questa opera di fondamentale importanza per approfondire la comprensione delle nostre radici culturali.

Il compito di presentare Giorgio Colangeli alla platea è stato riservato a Giancarlo Nicoletti, che ne ha tracciato un breve profilo artistico e si è soffermato sulla presentazione del lavoro che per ora li vede impegnati insieme in importanti teatri siciliani.

A questo punto, tralasciando l’esercizio affidato al mero cronista, vorrei sottolineare alcuni aspetti che personalmente mi hanno toccato e che giustificano il titolo che ho voluto dare a questo articolo.

Ricordo sempre con particolare commozione la parole di Alberto Moravia ai funerali di Pier Paolo Pasolini (nov. 1975) che, a grandi linee, in quel drammatico momento, ha detto “…abbiamo perduto un poeta… Poeti non ve ne sono tanti nel mondo… ne nascono soltanto 3 o 4 in un secolo…. II poeta è sacro…” e tante altre cose. Ho poi capito perché queste parole mi sono tornate in mente ascoltando il Maestro Colangeli. Queste parole mi hanno fatto riflettere sul senso di quello che stavo vivendo da spettatore interessato, in un momento particolarissimo per me, certamente non sereno a causa di alcuni inconvenienti legati al mio stato di salute. Grazie alle esternazioni di Moravia ho potuto cogliere un aspetto incantevole della professionalità teatrale che ci ha donato il Maestro nel presentare i due canti che ha recitato. Parliamo di due canti notissimi. Il primo, tratto dall’Inferno, è quello relativo all’incontro di Dante con Ulisse, mentre il secondo, dal Paradiso, è quello in cui il Poeta fa comporre a S.Bernardo delle rime superbe – una summa teologica e mariologica del tempo – per la “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio…”.

Colangeli ha fatto quello che deve fare un artista, un “poeta”, per dirla con Moravia: è andato oltre. Ha proposto un raffronto tra le due composizioni, utilizzando considerazioni che non hanno nulla a che vedere con quelle dei nostri ricordi scolastici o dei più noti approfondimenti di critica letteraria. Per esempio, il Maestro, l’artista, ci ha invitato ad interessarci di un canto iniziando a leggere le terzine finali del suo precedente. Questo semplice consiglio è stato ovviamente seguito dall’attore che, in questo modo, ha sempre trovato gli strumenti per addentrarsi nella presentazione delle diverse vicende, dei protagonisti, delle condizioni di partenza del canto prescelto e, nel nostro caso, fare anche delle amare considerazioni su certe analogie con il contingente. Per questo torno a Moravia, ampliando il suo pensiero: Abbiamo bisogno di artisti; gli artisti sono necessari. L’artista, nel senso più ampio del termine (il poeta, il musicista, il pittore, lo scultore, l’attore) ci porta a vedere al di là di una normale visione, al di là di una lettura vidimata e condivisa dei tempi, della società, della storia, della politica, ecc… E’ un compito, una responsabilità ardua, complessa, ma immensamente affascinante. Il Maestro Colangeli ci ha condotti per mano e ci ha portati a vedere le forti contrapposizione tra l’impresa egoistica e superba di un uomo, il cui desiderio di “canoscenza” rimane solo una esperienza terribile e personale che si conclude, umanamente, con l’essere fagocitato dal gorgo nel viaggio oltre le Colonne d’Ercole (lo Stretto di Gibilterra) e una esperienza mistica, quella di S.Bernardo, che viene proposta da Dante per assumere il valore di una luminosa rivelazione, premio finale di un percorso di sublimazione interiore. Esperienza destinata ad essere divulgata come patrimonio di salvezza ed elevazione. Per Dante, Ulisse è il protagonista di una vita eccezionale che va incontro ad una terribile sorte; una disgrazia in cui non ha nessuna remora a far precipitare anche i fidati compagni di viaggio. Un episodio che ci porta a ricordare che la storia è piena di egoisti che non sono mai riusciti a vedere oltre le loro bramosie e si sono rivelati solo condottieri capaci di portare sventura e difficoltà ad interi popoli. Per tanti, fra costoro, la certezza che non godranno mai della stessa considerazione che la Storia ha riservato all’impavido Ulisse, l’uomo innamorato del Sapere, che ha trovato la gloria nel mito e nella letteratura anche per il contributo dello stesso Dante. Sappiamo bene che, per il Sommo Poeta, il lettore di riferimento dell’intera opera è il credente, ma penso anche che lo stesso altero fiorentino fosse ben conscio del fatto che nessun intelletto umano sarebbe mai rimasto insensibile a tale raffinata composizione. In qualsiasi situazione, in qualsivoglia stato emozionale (felicità, dolore, abbattimento, ecc..) l’uomo è invitato a lasciarsi affascinare dalla Poesia. È quello che mi è accaduto ascoltando dal vivo la solida interpretazione del Maestro Colangeli, ai piedi della Immacolata del Pollace, nella bella cornice della nostra Madrice. Per pochi istanti, accanto a Dante, poco lontani da San Bernardo che è incantato ai piedi della Vergine, ci siamo pure noi…i fortunati presenti a questo meraviglioso spettacolo. Caro Moravia: c’è bisogno di un Poeta; c’è bisogno di un Artista. In breve… abbiamo fame di queste manifestazioni. In tanti sentiamo la necessità di incontrare un Poeta, un Artista… Sono queste le parole che ho sentito di dire… che ho voluto ribadire alla fine della performance al nostro illustre ospite, al quale, con gli altri partner dell’organizzazione, abbiamo voluto esternare la nostra gratitudine anche con un simbolo della nostra identità caterinese. Durante la standing ovation che ha omaggiato la bella interpretazione del grandissimo attore, assieme con la On.Azzurra Cancelleri, che ha ribadito il suo personale impegno nello studio e nella valorizzazione della Cultura come strumento di crescita del nostro territorio (cosa che che porta avanti nella sua attività nelle specifiche commissioni parlamentari),  e P.Antonino La Paglia, abbiamo donato, al Maestro, alcuni ricami prodotti dalle nostre bravissime ricamatrici, a ricordo di questo indimenticabile momento; cosa, che abbiamo anche sottolineato nella motivazione scritta nella pergamena che accompagnava i doni: <<La comunità caterinese, in questa felice occasione, nell’apprezzare la bravura, la generosità e l’umiltà di un grande attore, ha avuto anche l’onore di sperimentare quanto scritto dal Sommo Poeta “Non può comprendere la passione chi non l’ha provata”. Con gratitudine al Maestro GIORGIO COLANGELI. S.Caterina Villarmosa, 2 Dicembre 2018>>.

SiciliAntica – Sede di S.Caterina Villarmosa, spera di poter ripetere molto presto eventi del genere. Abbiamo chiesto e torneremo a chiedere al maestro Colangeli e anche ad altri illustri interpreti di aiutarci ad appagare la nostra sete di Poesia… Con le nostre piccole possibilità e contando sulla vicinanza di altre realtà attive e vive nel nostro territorio che hanno a cuore le nostre stesse finalità, ci sforzeremo di ampliare qualitativamente e quantitativamente l’offerta culturale per la nostra comunità.

                                                                                 Arch.Vito Pietro Giangreco THM